MITI DA SFATARE

“Le cure psicologiche sono care!”                        

               

In realtà il costo di un colloquio psicologico è piuttosto  variabile.

L’Ordine Nazionale degli Psicologi e gli ordini regionali degli Psicologi forniscono delle indicazioni orientative sui costi delle prestazioni psicologiche.  

Nel Testo unico della tariffa professionale degli Psicologi vediamo che alla voce “seduta di consulenza e/o sostegno psicologico individuale” corrisponde una tariffa minima di 35 ed una tariffa massima di115 euro.                                                   

Nulla ci vieta di contattare il professionista per conoscere le tariffe da lui applicate.


“Io sono il miglior psicologo di me stesso”

                       

Anche questa affermazione è solo in parte da sfatare. E' fuor di dubbio che nella nostra testa ci siamo noi e noi solamente.

 

Qualsiasi professionista della salute mentale non sarà mai in grado di conoscerci e aiutarci se non siamo noi a consentirglielo e a lasciargli la “porta aperta” o almeno socchiusa…

 

Ci sono momenti, però, in cui è proprio il fatto di “essere nella nostra pelle” e di non riuscire a vederci da fuori che non ci permette di trovare la chiave per risolvere  situazioni che ci fanno soffrire. È necessario allora un punto di vista “fuori da noi”, imparziale, obiettivo ma soprattutto capace perché supportato dall’esperienza e dalle conoscenza scientifiche.


 

“Dallo Psicologo ci vanno i matti”

                       

Consultare uno Psicologo non significa essere "svitati" o "diversi", quanto piuttosto accorgersi di eventuali stati confusionali che possono incrinare il proprio benessere.

 

La sofferenza mentale esiste e tutti noi ne possiamo soffrire.

 

È importante sapere distinguere quando la sofferenza psicologica è sana, passeggera, come in un periodo di forte stress, da quando è indispensabile cercare un supporto.

Andare dallo psicologo, non vuol dire essere "matti", o "diversi", ma essere responsabili, prendersi cura della propria salute nel senso più ampio, significa migliorare la propria qualità di vita.

 

 

 


“Nello studio dello Psicologo ci deve essere un lettino”

 

Spesso l’aspettativa di chi si reca dallo Psicologo per la prima volta è di trovarsi un lettino, sul quale poi distendersi , e raccontarsi…  mentre lo Psicologo rimane alle sue spalle, svolgendo un ruolo piuttosto passivo.

In  realtà, la stragrande maggioranza dei trattamenti psicologici e psicoterapeutici prevede che i due interlocutori siano seduti uno di fronte all’altro.

 

E’ solo un tipo di intervento (la psicoanalisi, nello specifico) a prevedere che il paziente sia steso su un lettino e che il professionista sia seduto dietro di lui.


“Se uno ha bisogno di sfogarsi non serve che vada dallo Psicologo, è sufficiente che parli  con un amico”   

                   

Luogo comune da sfatare solo in parte.  Perchè è indubbio che parlare con un amico ci dia sollievo nei momenti di difficoltà e un consiglio per risolvere le piccole crisi che quotidianamente affrontiamo.  

     

Confidarci e confrontarci con una persona di cui ci fidiamo è piacevole e soprattutto “sano”.

Ma è anche qualcosa di completamente diverso dall’intervento di un professionista della salute mentale.

 

Lo Psicologo non è un amico, non possiede solo una buona capacità di comprensione e una buona empatia, ma soprattutto possiede le conoscenze sulla mente umana e il suo funzionamento, e le competenze scientifiche necessarie per prevenire e risolvere un disagio psicologico.

 

Lo Psicologo infatti  possiede gli strumenti e le tecniche che la ricerca gli ha messo in mano per guidare il paziente verso la comprensione e la modificazione attiva di quei comportamenti, atteggiamenti, credenze, affetti che possono essere causa della sua sofferenza.


"Sarà un momento passeggero e poi tutto tornerà a posto da solo!"

 

Un disagio emotivo, un lutto, un cambiamento positivo e/o negativo non passano come il raffreddore, lasciano dei segni che possono in una certa misura condizionarci, posso influenzare le nostre scelte, i nostri pensieri. Esserne consapevoli con l’aiuto di un professionista ci aiuta a liberarci da queste prigioni invisibili e vivere una vita autentica e congruente ai nostri bisogni.



"Mi basta una pillola!"

 

Non ho bisogno dello psicologo, mi basta una pillola.

 

L'assunzione di farmaci, pillole e quant'altro, infatti, se da una parte può essere utile, dall'altra ci dà la falsa aspettativa che ci sia una soluzione "comoda e ingeribile", per ogni nostro disagio emotivo e non solo.                  

 In realtà non esiste una pillola per ogni disagio o sintomo e limitarsi all’assunzione di farmaci, non fa altro che ritardare la risoluzione del problema.

In caso di bisogno è opportuno affidarsi a professionisti competenti (un medico psichiatra, neurologo, non solo dal medico di base!) e può essere molto utile parlare parallelamente con uno psicologo, per comprendere il proprio malessere e lavorare tutti insieme per un nuovo e ritrovato benessere.

 

"Non voglio stare in terapia per anni!"

Ecco uno dei pregiudizi più radicati. Il preconcetto secondo cui provochiamo dipendenza, proponiamo percorsi che durano anni, di lettini, pianti e gente sdraiata può demotivare una persona a chiedere aiuto nel momento del bisogno.

Vi svelo un segreto…la psicologia si è evoluta!

Esistono diversi orientamenti, tecniche, vari tipi di intervento psicologico e anche fra le terapie esistono differenze nella frequenza delle sedute e nella durata complessiva. Ogni situazione è diversa dalle altre, ogni singolo caso è a sé stante e richiede un intervento “su misura”, come un abito abilmente cucito addosso da un sarto con grande esperienza, per ottenere risultati soddisfacenti e duraturi.

 

 

"Anche se sto male, non ho bisogno di aiuto, me la cavo da solo!"

 

Saper contare sulle proprie forze è una risorsa fisica ed interiore molto importante, come pure la capacità di esprimersi e chiedere sostegno, avere l'umiltà necessaria per condividere anche i lati più fragili. Spesso chiedere aiuto non è facile. Significa ammettere ed accettare che esiste un disagio.

L’idea che di fronte a qualunque situazione sia necessario mostrarsi forti e autonomi, dal punto di vista emotivo, è una trappola che rende impossibile il cambiamento. Chiedere aiuto non ridimensiona le nostre capacità, è anzi un atto di profonda autoconsapevolezza ed umiltà, di apertura verso gli altri e verso il cambiamento.

 

Sperimentare un disagio, un momento difficile, avere bisogno di aiuto, non significa essere matti ma, semplicemente, non essere al meglio delle proprie potenzialità e capacità, in un momento specifico della nostra esistenza.

 

Stare bene e in salute implica una scelta, un cambiamento dello stato attuale delle cose.

Scegliere vuol dire diventare responsabili di sé e della propria vita.

 

 

 

Serenità e qualità di vita non possono essere quantificati e prendersi cura di sé, è un atto d’amore verso se stessi e chi ci circonda!